sabato 9 giugno 2012


LA NOSTRA GRANDE SETTIMANA (scrive Maria)

Dopo un anno di attesa e preparazione la grande settimana missionaria è cominciata!
Nei fatti, nella nostra parrocchia la settimana si sta ripetendo per ben quattro volte: una per ogni comunitá. Il che significa un mese di visite nelle case, di celebrazioni e festeggiamenti!
Che dire: nella confusione tipicamente brasiliana e maranhense questo grande evento, che costituisce il culmine del processo delle sante missioni popolari, rappresenta per tutti una grande occasione di festa e di allegria!
Nel corso della settimana ogni giorno assume un significato evangelico che si ricorda nelle varie celebrazioni e momenti comunitari, durante i fine settimana in piccoli gruppi si passa di casa in casa, bussando e proponendo di leggere un brano del Vangelo, un salmo o un testo biblico.
Piuttosto imbarazzante a pensarlo in italiano, lo ammetto. Porte chiuse in faccia, volti estraniati e dubitanti ci accoglierebbero: e, probabilmente, non sarebbe questa la modalitá più appropriata con cui far entrare il Vangelo nelle case.
Ma il Maranhão e Cidade Olimpica ci insegnano un altro stile: qui difficilmente le persone mettono in forse l’esistenza di Dio.
Dio c'è, punto. Gesù è esistito, nemmeno metterlo in dubbio.
Condividere quello che troviamo scritto nel Vangelo è una proposta perlopiù accolta con una porta aperta: certo, non sempre è così automatico. Ci sono alcuni appartenenti alle chiese evangeliche che non vogliono proprio saperne, e cattolici non praticanti che di Bibbia neanche parlarne.
La nostra missione, comunque, mantiene sempre un buon sapore!
È il sapore di camminare lungo le strade di questo enorme bairro cantando e danzando, è il gusto dell’allegria che stiamo imparando proprio qui dove i motivi per piangere sarebbero molto più numerosi. È il piacere di incontrare persone che stanno aspettando una parola di conforto, un annuncio di speranza o solo qualcuno con cui scambiare una parola.
È la gioia di condividere il tempo con le persone delle comunità conoscendole meglio e apprezzando ciò che ognuno può dare.
Le visite sono un motivo in più per avvicinarsi alle situazioni di disagio spesso nascoste dietro le quattro mura: in molte case stiamo conoscendo le storie di famiglie “imprigionate” perché il figlio si droga, il marito beve, è violento oppure troviamo una persona anziana o disabile lasciata sola o senza cure.
Qual è la nostra presenza cristiana in queste situazioni di dolore? Domandiamoci forte: cosa stiamo facendo noi? È molto più facile celebrare tante messe nelle Chiese, chiudersi nel nostro gruppo e pensare che la realtà, seppur triste, non la possiamo cambiare perché appartiene al gioco del potere, dei grandi, di chi copre ruoli e sta a capo delle istituzioni. Il rischio è forte ed è quello di dimenticarsi l’esempio di Cristo che sempre metteva in primo piano i piccoli e i sofferenti e che scelse come discepoli persone semplici, del popolo.
Con questa intenzione, quindi, stanno avvenendo anche le visite ai luoghi “lontani”: ai bar e ai locali notturni, che qui sono, realmente, luoghi di alienazione e non di semplice svago; alla “feira”, ossia al mercato che, di notte, diventa il ritrovo di giovani e adulti perlopiù dipendenti della droga e dell’alcool.
Cantare e pregare insieme li fa sentire più vicini: il pregiudizio sul tossicodipendente, almeno per un momento, viene lasciato da parte perché lui o lei diventano delle persone con una storia da raccontare e una sofferenza da condividere.
Insomma, non è proselitismo quello che con la gente stiamo cercando di fare: è un tentativo di costruire nuove relazioni, di intessere reti differenti da quelle a cui siamo abituati, di rompere le recinzioni della paura, della solitudine, della desolazione.

Dobbiamo proprio ammetterlo: stiamo imparando molte cose da questa Cidade Olimpica e dalla sua gente, di fronte agli eventi crudi e dolorosi così come nei momenti allegri e felici.
Forse un giorno sapremo dirvi con parole chiare quello che la nostra esperienza ci sta insegnando: per ora possiamo solo condividerne alcuni stralci. Ma, come dice a ritmo di samba la canzone di Gonzaguinha, continuiamo a pensare con sempre maggiore convinzione che
È la vida, è bonita è bonita! Viver! E não ter a vergonha / De ser feliz / Cantar e cantar e cantar / A beleza de ser / Um eterno aprendiz!”
(è la vita, è bella è bella! Vivere! E non vergognarsi di essere felice. Cantare e cantare la bellezza di essere un continuo apprendista!)