Convocata e voluta dalla Conferenza Episcopale della zona nord-est V, ha voluto essere un grido di protesta e di denuncia della situazione in cui versa il paese, depauperato di tutte le sue risorse naturali e sfruttato senza alcun rispetto per l'ambiente, la flora, la fauna e i fiumi, calpestando ogni giorno i diritti fondamentali dell'esssere umano alla salute, ad avere una terra dove vivere e su cui lavorare.
La scelta di Açailandia vuole rappresentare lo sfruttamento indiscriminato della terra e del popolo maranhense nel nome di uno sviluppo solo economico che dimentica il valore della vita: cinque industrie siderurgiche con quattordici altoforni, un polo petrolchimico dove sono presenti le maggiori imprese petrolifere del Brasile e del mondo, le industrie del carbone, la “strada del ferro” che percorre tutto lo stato per trasportare ogni giorno tonnellate di minerali pronti per essere venduti all’estero, per non parlare del sistema di monocultura estensiva di eucalipto che sta prosciugando la terra di tutte le sue sostanze nutritive.